Detenuti ed emergenza sanitaria
Questa situazione emergenziale sta mettendo a dura prova il nostro ordinamento giuridico e sta evidenziando quali sono le falle del nostro sistema.
Da anni si parla di sovraffollamento delle carceri e delle terribili condizioni in cui i detenuti sono costretti a vivere, ma ad oggi il problema è maggiormente sentito vista l’emergenza sanitaria che si sta affrontando.
La condizione disumana dei detenuti è storia antica per il nostro paese. Da sempre associazioni e professionisti si battono a tutela dei diritti fondamentali dei carcerati che sono in un numero esoso rispetto a quello che gli istituti penitenziari possono effettivamente contenere.
Più volte l’Italia è stata condannata dalla Corte di Strasburgo Europea per tale motivo e più volte si è paventata una riforma del sistema penitenziario con scarsi risultati.
Il gran numero di detenuti dentro le carceri è in contrasto sia con i diritti fondamentali contenuti nella carta costituzionale sia con i diritti umani riconosciuti dalla CEDU.
Il condannato deve essere rieducato e reinserito all’interno della società e non umiliato e costretto a vivere in condizioni degradanti oltretutto rischiando la propria vita.
Covid-19 e rivolte
Dall’esplosione dell’epidemia in carcere si è assistito a rivolte, evasioni e disordini di vario genere.
Purtroppo il virus è arrivato anche negli istituti di detenzione e ciò ha dato origine ad una pluralità di disagi sia per i carcerati preoccupati per le condizioni in cui vivono e privati dei pochi incontri a settimana con i loro familiari sia per lo Stato che si è trovato a dover in poco tempo a riorganizzare la gestione degli spazi a disposizione.
Tra le persone risultate positive al coronavirus ci sono stati sia dei detenuti sia dei dipendenti del carcere.
I provvedimenti presi
Il legislatore si è trovato a dover fronteggiare una situazione complessa sotto diversi punti di vista. Si è dovuto pensare ad una modalità di contemperamento tra diversi interessi: da una parte la tutela e sicurezza della salute tanto dei detenuti quanto degli agenti di polizia penitenziaria e dall’altra l’esigenza di proseguire nel percorso di detenzione e di rieducazione dei condannati non fermando la Giustizia.
Un tentativo di risoluzione di questo problema si è avuto con il decreto legge del 17 marzo 2020, n.18 cd. “decreto cura Italia” agli articoli 123 e 124 che hanno previsto che fino al 30 giugno del 2020 la pena detentiva non superiore ai 18 mesi venga eseguita presso il proprio domicilio e che le licenze premio straordinarie per i detenuti in regime di semilibertà in deroga all’art. 52 dell’ordinamento penitenziario possano durare fino al 30 giugno del 2020.
Nonostante queste decisioni adottate le associazioni che proteggono i detenuti non sono ancora soddisfatte per i risultati raggiunti. Il problema del sovraffollamento rimane ed è davvero difficile in questa fase emergenziale riuscire ad attuare negli istituti penitenziari il distanziamento sociale.
L’organizzazione mondiale della sanità e le misure di prevenzione del contagio nelle carceri
L’OMS il 15 marzo del 2020 ha emanato un documento contenente le linee guida da seguire all’interno degli istituti penitenziari per evitare il dilagare del contagio.
Oltre alle normali norme igieniche e alle indicazioni sull’uso della mascherina e dei guanti per persone che sospettano di aver contratto il virus sono state previste delle regole ad hoc per gli istituti di detenzione.
In primo luogo è stata prevista la limitazione di accesso e di movimento dentro il carcere e ciò ha portato all’eliminazione delle visite da parte di esterni e alla limitazione dei movimenti nelle diverse aree del carcere. Sono ammessi soltanto spostamenti necessari ed essenziali tali da garantire le funzioni primarie dell’istituto penitenziario.
Si è prevista la possibilità di impiego di strumenti tecnologici tali da garantire colloqui con i familiari mediante piattaforme digitali ed ugualmente è stata predisposta la possibilità di svolgimento delle udienze mediante videochiamate.
Sono state previste delle regole di purificazione degli ambienti e dei protocolli da seguire in caso di accertata positività di alcuni dei detenuti o di qualche membro del personale. È stata prevista la necessità di fornire gli operatori del carcere dei dispositivi di protezione individuale così da ridurre il rischio di contagio.
Dott.ssa Giulia Mancino