Uno strumento per far ripartire il mercato immobiliare
Il Fondo e i requisiti iniziali
Si sa, il mercato immobiliare è immobile. Si assiste ad una vertiginosa diminuzione dei contratti di compravendita, seppur aumentino visibilmente le proposte di vendita di immobili ed appartamenti.
Le banche sempre più spesso negano i prestiti a giovani e meno giovani e di denaro in contanti neanche a parlarne.
In questo tragico quadro si inserisce il Fondo statale per mutui agevolati a giovani precari: un investimento previsto dallo Stato, e più precisamente dal Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, per essere di aiuto ai giovani che intendano acquistare la prima casa e per rilanciare il mercato immobiliare.
Il Fondo è stato introdotto dal D.P.R. n. 256 del 2010 e fino all’emanazione del D.P.R. 103/2013, promulgato in seno al Piano Casa previsto dal Governo Letta (entrato in vigore il 21 Settembre 2013), prevedeva dei discutibili requisiti di accesso. I requisiti per l’accesso sono stati dapprima semplicemente elencati sul bando di accesso al Fondo e successivamente chiariti con ulteriore circolare da parte della Presidenza del Consiglio in data 05/04/2011.
Ma veniamo ai fatti, i requisiti iniziali erano i seguenti:
- Età massima dei richiedenti: 35 anni;
- Reddito massimo dei richiedenti: €. 35.000,00 annui;
- Valore massimo dell’immobile: €. 200.000,00;
- Metratura massima dell’appartamento: 90 mq.,
- Richiedenti del mutuo: giovani coppie coniugate (con o senza figli) o nuclei familiari anche monogenitoriali con figli minori a carico.
Ma, attenzione! Ecco spuntare il controsenso!
Uno dei requisiti fondamentali per accedere al Fondo previsto dal primo D.P.R. era che almeno uno dei due coniugi dovesse possedere un lavoro precario, in particolare che almeno il 50% del reddito dichiarato ai fini IRPEF derivasse da lavoro atipico. E qui casca l’asino.
Partiamo dal presupposto che, di questi tempi, la percentuale di giovani che ha la possibilità di contrarre matrimonio, mettere al mondo dei figli, mantenerli e riuscire a sopravvivere, rasenta lo zero. Men che meno, tra questi, la percentuale di giovani che insieme a tutto questo possiede la sanità mentale per acquistare un appartamento, senza un briciolo di sicurezza economica e lavorativa. Dunque, prevedere delle agevolazioni per l’acquisto della prima casa solo ed esclusivamente per giovani senza un lavoro fisso è un controsenso grande quanto il Ministero della Gioventù che lo ha ingegnosamente inventato.
Le modifiche introdotte dal Piano Casa
Grazie alle modifiche del Piano Casa messe a punto dal Governo Letta, previste dal D.P.R. 103/2013, entrato in vigore il 21/09/2013, alcuni discutibili punti del Bando introduttivo del Fondo Statale hanno subìto delle modifiche. In sostanza, considerando il fatto che dall’entrata in campo del Fondo ad oggi, dei 50 milioni previsti dallo Stato ne sono stati erogati solo 1,6 milioni, pari ad appena un centinaio di mutui in tutto il Paese, era evidente che qualcosa non andasse nel precedente decreto, così le condizioni per accedervi sono state ammorbidite e risultano un po’ meno vincolanti.
I requisiti dopo il Piano Casa
Allo stato attuale, i requisiti per l’accesso al Fondo sono i seguenti:
- Età massima di entrambi i richiedenti: 35 anni;
- Reddito massimo dei richiedenti: €. 40.000,00 (anziché 35.000,00);
- Valore massimo dell’immobile: €. 200.000,00;
- Metratura massima dell’appartamento: 95 mq. (anziché 90 mq.);
- Richiedenti del mutuo: giovani coppie coniugate (con o senza figli) o nuclei familiari anche monogenitoriali con figli minori.
Su quest’ultimo punto è giunta la Circolare della Presidenza del Consiglio a spiegare il motivo per il quale continuano a rimanere escluse dal Fondo statale le giovani coppie non coniugate che abbiano intenzione di acquistare casa, poiché nel loro rapporto manca l’elemento della stabilità, considerato fondamentale per ricevere aiuto da parte dello Stato.
Risultano invece inclusi nell’accesso i nuclei familiari (anche monogenitoriali) che abbiano figli minori a carico. L’elemento di stabilità è in questo caso rappresentato dal figlio minore che la coppia ha in comune. E anche su questo punto, dubbi a iosa.
Non è chiaro, dunque, perché le coppie che progettano di sposarsi, ma non hanno ancora contratto matrimonio, non possano essere sostenute nell’acquisto della loro prima casa.
E per finire, il requisito su cui sussistevano le più forti perplessità è stato quello che ha subìto le modifiche dal Governo Letta. L’obbligo di avere uno dei due redditi derivante da contratto di lavoro atipico (a tempo determinato, a progetto o comunque di natura precaria) è magicamente sparito. Tuttavia, nel D.P.R. del 2013 è stato specificato che tra due richieste pervenute alla stessa banca in cui la prima proviene da due coniugi il cui reddito sia di natura precaria (anche solo uno dei due) mentre la seconda richiesta sia avanzata da due coniugi il cui reddito derivi da contratti a tempo indeterminato, verrà privilegiata la prima delle due richieste.
Le caratteristiche dell’immobile restano invariate
Restano invariate le ulteriori caratteristiche che deve possedere l’immobile oggetto del mutuo.
Esso, infatti, deve essere adibito ad abitazione principale, non deve rientrare nelle categorie catastali A1, A8 e A9 e cioè abitazioni signorili, ville, castelli e palazzi e non deve presentare le caratteristiche di lusso indicate nel decreto del Ministero dei lavori pubblici del 2/08/1969.
Il mutuo sottoscritto dovrà avere un tasso di interesse, fisso o variabile pari al massimo al 1,20 % per mutui fino a 20 anni e 1,50 % per mutui oltre i 20 anni. Il tasso previsto è, quindi, assolutamente vantaggioso poiché i tassi mediamente applicati secondo un’indagine condotta vanno da un minimo di 2,50 % ad un massimo di 6 %.
Conclusioni
Diverse sono le banche che hanno aderito al fondo sottoscrivendo apposite convenzioni. Si tratta di un intervento importante che da una boccata di ossigeno a chi progettando il proprio futuro, contribuisce al rilancio del Paese. Di questi tempi ogni manovra in questo senso è fondamentale, soprattutto se gli aiuti sono destinati ai giovani, risorsa preziosa.
A livello pratico però, per le banche tutto ciò si traduce in minori introiti e in affari meno convenienti. Va da sé che spesso e volentieri le stesse tendono a non pubblicizzarne l’esistenza che non gli permette l’usuale guadagno. Si pensi che in due anni, ne hanno usufruito solo 96 mutui per un totale di 1,06 milioni di euro, contro i 50 milioni messi a disposizione.
Si richiede da parte del Governo un maggiore senso di responsabilità verso una buona iniziativa che non essendo sufficientemente sostenuta e pubblicizzata, rischia di restare incompiuta e poco utilizzata. Ci si auspica che un’informazione adeguata e un maggior controllo, permetta a tutti coloro che ne abbiano i requisiti, di essere incentivati e agevolati nell’acquisto della propria casa.
Su questo sito, l’elenco delle banche aderenti: Banche aderenti al Fondo Statale