Finalmente dal 2015 tempi meno lunghi ed estenuanti
Il matrimonio, un tema da sempre dibattuto
Il matrimonio, da sempre rappresenta, almeno per i più, il coronamento di un sogno, il perfezionarsi di una volontà e cioè, condividere con la persona amata, il resto della propria vita. Molte sono le promesse che si fanno davanti a Dio, al Sindaco o ad un suo preposto e quando viene pronunciato il fatidico si, se ne è profondamente convinti.
Il matrimonio è croce e delizia, per alcuni più l’uno o più l’altro ma su di una cosa si è tutti d’accordo, quando le cose non vanno più bene, è meglio cominciare a pensare seriamente a ripianificare la propria vita separando le strade. E così sia.
Una volta preso atto che l’unica soluzione è lo scioglimento, subentrano dubbi e domande.
Quanto mi costerà? A chi verranno affidati i figli? Quali sono i tempi?
In merito a questo ultimo tema, a rispondere è ovviamente la legge e a decorrere dal 22 aprile 2015 c’è una novità: il divorzio breve (l.06/05/2015 n.55).
Il divorzio, che nel nostro paese esiste dal 1970, è sempre stato per gli italiani un tema molto dibattuto e diversi sono stati i tentativi di modificare i tempi per il suo ottenimento.
Tanta fretta per dirsi ciao
In questo senso, la legge sul divorzio breve era dunque da molti attesa da tempo e completa il quadro normativo già cominciato con la legge.n.162/2014 e volto ad accelerare le procedure nel processo civile.
Da un lato fa tirare un sospiro di sollievo a tutte le coppie preoccupate dai tempi lunghi ed estenuanti, dall’altra si aprono dubbi e perplessità. In effetti ci si chiede come mai il legislatore non abbia voluto rinnovare l’intera materia piuttosto che solo una parte e in un certo senso sembri più orientata ad accontentare insieme detrattori e sostenitori dell’istituto della separazione.
Viene dunque mantenuta la specificità tra separazione e divorzio, ma ridotti a pochi mesi i tempi intercorrenti tra l’uno e l’altro.
La nuova norma risponde a diverse esigenze, prima fra tutte quella di snellire i procedimenti e ridurre i contenziosi. È vero che tempi troppo lunghi, nelle difficili dinamiche emozionali che si innescano durante lo scioglimento di un matrimonio, possono portare i coniugi a promuovere cause nel tentativo di modificare le condizioni stabilite in origine. Tristi situazioni che spesso si abbattono contro la parte più debole, economicamente e psicologicamente, del rapporto, alla fine costretta ad arrendersi ed accettare qualsiasi compromesso.
Nuova legge, nuovi tempi dal 2015
Come abbiamo visto, la nuova normativa introduce nuovi tempi che riducono il cosiddetto periodo di ripensamento ossia il periodo che intercorre continuativamente tra la separazione (che decorre dalla comparsa dei coniugi dinnanzi al presidente del tribunale) e il momento in cui è possibile fare richiesta di divorzio.
In particolare, la vecchia normativa, legge 898 del 1970 prevedeva:
- 5 anni, poi ridotti a 3 nel 1987 in caso di separazione consensuale (che avviene di comune accordo);
- 7 anni, nel caso di separazione giudiziale (viene proposta soltanto da uno dei coniugi).
La nuova normativa, che modifica l’art.3 della legge 898 del 1970 prevede invece:
- 6 mesi, in caso di separazione consensuale
- 12 mesi, in caso di separazione giudiziale
Con l’autorizzazione del Presidente del Tribunale, si ha contestualmente lo scioglimento della comunione dei beni. Con la vecchia normativa, prima della modifica dell’articolo 191 c.c, lo scioglimento poteva avvenire soltanto dopo provvedimento di omologa o sentenza ufficiale di separazione.
Le nuove regole valgono anche per i procedimenti in corso e riguardano indistintamente coppie con prole e non.
In tutti i sensi, un caro saluto
Altra domanda, più che legittima è, quanto mi costa il ravvicinamento dei tempi del divorzio breve? In effetti il costo resta alto, con l’aggravante del fatto che l’esborso delle spese per i diversi procedimenti quasi si sovrappongono.
Facendo un conto sommario possiamo dire che dovremo sostenere, tra spese legali e carte bollate:
- da 1.600 a 3.200 euro per la separazione consensuale
- circa 9.000 euro se giudiziale.
Stesse cifre vanno computate poi nella fase del divorzio, quindi i numeri raddoppiano. Considerando che i due momenti tra l’altro sono adesso ravvicinati è un bel salasso.
Il Turismo Divorzile, boom inarrestabile
Tra le intenzioni del legislatore nel porre la norma c’è anche quella di ridurre il cosiddetto turismo divorzile. Si tratta di un fenomeno che negli ultimi anni si è andato sempre più espandendo in risposta a spese da affrontare elevatissime e tempi per ottenere un divorzio sempre incerti.
Il fenomeno si fa risalire a circa 10 anni fa e cioè dal momento in cui l’annullamento del matrimonio, per effetto di un regolamento europeo, viene riconosciuto in tutti i paesi dell’UE ma negli ultimi anni c’è stato un vero e proprio boom. Unico requisito è quello di avere la residenza nel paese in cui viene fatta la richiesta. Ed ecco, proprio per dare una mano a questi avventurieri, il proliferare di agenzie di dubbio valore che approfittando del momento, seguono i nostri connazionali fino all’ottenimento dello scioglimento.
I costi che si sostengono per un divorzio giudiziale nel bel paese possono essere elevatissimi e restano privilegio di coloro che, avendo generose disponibilità economiche, preferiscono strapagare il loro avvocato piuttosto che farla passare liscia all’altro coniuge il quale spesso, non può che subire l’accanimento nei suoi confronti. Insomma, una cosa per ricchi.
D’altra parte, i redditi più modesti si accontentano di qualsiasi sentenza o appunto optano per un procedimento più economico fuori Italia che di fatto è già una realtà.
I paesi più ambiti sono la Spagna, la Romania, ma prima fra tutti l’Inghilterra, con una media di ottenimento dello scioglimento di 180 giorni, Il fenomeno è così diffuso che nel 2013 si è reso necessario un intervento del Governo britannico rivolto al rispetto delle leggi in materia di famiglia sgominando cambi di residenza, opportunamente organizzati.
Il matrimonio in cifre
Nel rapporto tra matrimoni felici e infelici, il numero di insuccessi va gradualmente aumentando negli anni. In sintesi, a fronte di 1000 matrimoni, il 48% di questi (ben 485) non va bene.
A quanto pare il dato peggiora tra le coppie con più elevati titoli di studio e riguarda uomini con età media di 47 anni e 44 per le donne. La procedura consensuale viene più spesso adottata dalle coppie maggiormente scolarizzate, viceversa, la procedura giudiziale a cui ricorrono più di frequente le coppie meno scolarizzate.
Il divorzio breve è contro il matrimonio? Evita solo il prolungarsi di situazioni a volte davvero difficili da sostenere, drammatiche nel caso in cui uno dei due coniugi si trovi in una posizione di debolezza. Le implicanze emotive possono essere davvero molto forti per cui prima si esce dal supplizio meglio è, per se stessi, per i figli, per tutti.